Mi chiamo Emma, e in questi giorni ho un magone che se non mi sfogo scoppio: sono afflitta dai preparativi che stanno facendo a casa per festeggiare il mio compleanno.
Guardali là come si affaccendano tutti quanti!
La mamma non fa che preparare ciambelloni e panini per tutti i parenti che arriveranno, il babbo strimpella quella vecchia chitarra che non mi fa toccare mai e la nonna sta addirittura ritagliando degli striscioni di carta colorata con la scritta “Emma ha un anno”. Come se ci fosse bisogno di ricordarmelo... E chi se lo scorda, quello è stato uno dei giorni più brutti della mia vita!
Mi sembra ieri: era una giornata come tante altre e nulla lasciava presagire il disastro che ne sarebbe seguito.
Ragazzi, come stavo bene a quei tempi: le mie giornate erano pressochè perfette. Ero immersa in una acquetta calda e profumata, me ne stavo comoda comoda in una specie di stanza scura, ma non dovete pensare che mi sentissi sola perché c’era La Voce che mi faceva compagnia.
La sentivo di continuo, era dolce e soffusa e mi parlava da lontano, accompagnata da un tum-tum di sottofondo. Anche quando La Voce se ne stava zitta, il tum-tum non smetteva mai e io così sapevo che Lei non se ne era andata, ma stava solo riposandosi un po’.
Me la scialavo davvero e quella volta lì sembrava esattamente come tutte le altre: mi facevo gli affari miei e, ve lo giuro, non rompevo le scatole a nessuno quando, tutto d’un tratto, il cielo si è squarciato, una luce fortissima mi ha avvolta e due mani profanatrici mi hanno afferrata e strappata dalla mia casa.
Mi hanno tirata fuori, dove faceva un freddo cane e dove la luce era crudele e violenta.
Io ero terrorizzata dal freddo e dal dolore, urlavo disperata mentre mi giravano e rigiravano mi mettevano a testa in giù e mi passavano da un posto all’altro. Non ho mai avuto così tanta paura…poi, all’improvviso, l’ho sentita.
Era lei, La Voce.
Era più forte di quando me ne stavo dentro, un po’ distorta, ma era comunque Lei, non c’era ombra di dubbio. Continuava a parlarmi e mi diceva cose rassicuranti con quel suo tono dolce ed unico. Mi tranquillizzai un pochino, ma solo per qualche minuto perché dopo è venuto il peggio: altre mani, estranee e puzzone, mi hanno afferrata di nuovo, mi hanno portata via, mi hanno lavata, pesata, vestita, girata e per finire sbattuta in una culla con le sbarre.
Ero sfinita e terrorizzata. Non c’era più speranza.
Solo dopo un po’ mi sono calmata, quando finalmente mi hanno tolta da quel lettino ruvido e mi hanno messa tra le sue braccia.
Quando mi ha presa l’ho capito subito che era lei. Era la Voce, solo che adesso non era più solo una voce, era la Mamma.
Meno male che era arrivata!
Dovete sapere che la mia mamma è la mamma più brava del mondo, infatti lei ha capito subito che per me era un brutto momento e che avevo bisogno di consolazione, e per tutta la notte mi ha parlato dolcemente, a voce bassa, per farmi capire che anche se adesso ero fuori non era comunque finita.
Avrei comunque avuto il suono della sua Voce ancora accanto a me per aiutarmi.
Piano piano mi feci coraggio.
Mi dissi che con lei potevo farcela a superare tutte quelle grane che mi erano piovute addosso.
La mamma non fa che preparare ciambelloni e panini per tutti i parenti che arriveranno, il babbo strimpella quella vecchia chitarra che non mi fa toccare mai e la nonna sta addirittura ritagliando degli striscioni di carta colorata con la scritta “Emma ha un anno”. Come se ci fosse bisogno di ricordarmelo... E chi se lo scorda, quello è stato uno dei giorni più brutti della mia vita!
Mi sembra ieri: era una giornata come tante altre e nulla lasciava presagire il disastro che ne sarebbe seguito.
Ragazzi, come stavo bene a quei tempi: le mie giornate erano pressochè perfette. Ero immersa in una acquetta calda e profumata, me ne stavo comoda comoda in una specie di stanza scura, ma non dovete pensare che mi sentissi sola perché c’era La Voce che mi faceva compagnia.
La sentivo di continuo, era dolce e soffusa e mi parlava da lontano, accompagnata da un tum-tum di sottofondo. Anche quando La Voce se ne stava zitta, il tum-tum non smetteva mai e io così sapevo che Lei non se ne era andata, ma stava solo riposandosi un po’.
Me la scialavo davvero e quella volta lì sembrava esattamente come tutte le altre: mi facevo gli affari miei e, ve lo giuro, non rompevo le scatole a nessuno quando, tutto d’un tratto, il cielo si è squarciato, una luce fortissima mi ha avvolta e due mani profanatrici mi hanno afferrata e strappata dalla mia casa.
Mi hanno tirata fuori, dove faceva un freddo cane e dove la luce era crudele e violenta.
Io ero terrorizzata dal freddo e dal dolore, urlavo disperata mentre mi giravano e rigiravano mi mettevano a testa in giù e mi passavano da un posto all’altro. Non ho mai avuto così tanta paura…poi, all’improvviso, l’ho sentita.
Era lei, La Voce.
Era più forte di quando me ne stavo dentro, un po’ distorta, ma era comunque Lei, non c’era ombra di dubbio. Continuava a parlarmi e mi diceva cose rassicuranti con quel suo tono dolce ed unico. Mi tranquillizzai un pochino, ma solo per qualche minuto perché dopo è venuto il peggio: altre mani, estranee e puzzone, mi hanno afferrata di nuovo, mi hanno portata via, mi hanno lavata, pesata, vestita, girata e per finire sbattuta in una culla con le sbarre.
Ero sfinita e terrorizzata. Non c’era più speranza.
Solo dopo un po’ mi sono calmata, quando finalmente mi hanno tolta da quel lettino ruvido e mi hanno messa tra le sue braccia.
Quando mi ha presa l’ho capito subito che era lei. Era la Voce, solo che adesso non era più solo una voce, era la Mamma.
Meno male che era arrivata!
Dovete sapere che la mia mamma è la mamma più brava del mondo, infatti lei ha capito subito che per me era un brutto momento e che avevo bisogno di consolazione, e per tutta la notte mi ha parlato dolcemente, a voce bassa, per farmi capire che anche se adesso ero fuori non era comunque finita.
Avrei comunque avuto il suono della sua Voce ancora accanto a me per aiutarmi.
Piano piano mi feci coraggio.
Mi dissi che con lei potevo farcela a superare tutte quelle grane che mi erano piovute addosso.
10 commenti:
Tenera, cara, piccola Emma! Portavoce di tanti bambini afflitti dal trauma della nascita. Un racconto delicato e profumato di talco. Un bacione, Annarita
Che bello,Barbara. Tenero e vero. Mi sono sempre chiesta quale trauma deve essere per un neonato usicre dalla pancia della mamma. L'hai raccontato benissimo. Commovente. La foto è tua figlia: se lo è, è davvero bella e simpatica.
Un abbraccio e buona domenica
Annarita e Giulia: grazie mille ragazze.
No, la bambina non è mia figlia, ma la piccola protagonista del film "The family man" , un film in cui io e Franti ci rispecchiamo parecchio.
carino qua. evviva emma!
peppe
Peppe,benvenuto!
Aggiungo subito la Fango&Assami tra i preferiti!
Un racconto molto bello, pervaso di dolcezza e di poesia.
Buon sabato,cara:-)
Che tenerezza! E quanto è vero ciò che dici. La voce di mia madre, malgrado sia ormai una cornacchiona, mi tranquillizza ancora. Un bacione e Emma e un abbraccio forte a te. Sono bellissime le vostre cronace familiari. A presto:)
Come presidente dell' A.P.E.D.M.D.M. (associazione padri emarginati dalle mogli diventate mamme) protesto con veemenza.
Nel racconto manca una figura fondamentale, quale è "l'altrà metà del cielo" (daccordo, la nostra metà del cielo non è pulita e ordinata come la vostra).
Mario B. : Sarò più che lieta di rimediare ospitando sul mio blog qualsiasi racconto Franti alias Clarius voglia scrivere sull'argomento. :-)
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